
La dimensione nella quale vivo mi è estranea. I miei occhi vagano alla ricerca di qualcosa di vero e puro. Cerco una spontaneità e una leggerezza che non sono semplice stupidà, un'intelligenza che non è necessariamente erudizione. Di fronte a me, spesso, falsità e cattiveria. L'empatia è una condizione remota (e persino il significato della parola sfugge a tanti esseri vuoti). Sono il veleno che inquina le mie giornate in luoghi poco familiari. Non è il mio mondo questa assenza di codifica di segnali che incessantemente emetto. Onde che restano inascoltate e si disperdono come energia in quest'aria pesante. E' un bel dire "cercare il proprio gruppo di appartenenza", cercare altrove quando le responsabilità ci ancorano a questo universo alieno alla fantasia e al sogno. Mondo che non concepisce la magia di una giornata di sole, la risata improvvisa, la comparsa di una coccinella, il colore di una foglia. Lo stupore di fronte alle cose piccole e belle.