mercoledì 21 settembre 2011

I sogni, le stelle e i colori


... che meraviglia quei libri belli che ti capitano in casa per caso, senza che tu li abbia comprati, senza che nessuno te li abbia regalati. Quei libri che le altre persone ti danno "perché li hanno doppi", "perché si sono dimenticati di disdire l'ordine per corrispondenza". Semplicemente li trovi lì, sul tuo scaffale e tu non ne sai nulla. Magari ti incuriosisce il titolo, magari la copertina. E allora decidi di leggerli e... ti si apre un mondo! Il libro giusto al momento giusto. Ho una strana convinzione riguardo questi libri, penso che quelli che portano dei messaggi a noi utili in certi momenti della vita, trovino il modo di raggiungerci. O forse semplicemente siamo noi a proiettare il nostro essere all'interno del libro. Il libro è una sorta di vestito magico che prende le misure della persona che lo legge. Anni fa ho fatto la conoscenza di "Undici Minuti" di Coelho con questa modalità: me lo sono trovato tra le mani, non conoscevo bene né l'autore né il libro ed ora è una delle cose più preziose che io abbia mai avuto. Due giorni fa ho ultimato "Lei e Lui" di Andrea De Carlo (prossimamente scriverò qualcosa anche a questo proposito) e mi sono soffermata davanti alla mia piccola biblioteca casalinga (una splendida libreria Ikea bianca che si adagia su una parete rossa) e tra i libri in attesa di lettura c'era proprio lui, "Bianca come il latte, rossa come il sangue" di Alessandro D'Avenia. Non ricordo l'origine e nemmeno come sia finito sul mio Expedit ma il titolo e la copertina mi hanno subito attirato. Fino a qualche mese fa e per parecchi anni, capelli rossi (tinti) hanno incorniciato il mio viso pallido e di fronte a questo richiamo di familiarità, non ho potuto fare a meno di estrarre il volume dall'Expedit e metterlo in borsa per trovare un attimo di bellezza nel mio ordinario pendolare per/da Milano. Perché una vocina dentro di me mi diceva che di bellezza si trattava. Quindi l'altro ieri ho aperto il mio bel libro dalla copertina bianca non appena sono riuscita a sedermi sul treno e.... mi ha colpito immediatamente la delicatezza della scrittura, una delicatezza che viene assorbita dagli occhi, si propaga in tutto l'essere e ti invade animo e cuore. Questa delicatezza è arrivata persino nei punti più calcificati di me che si sono ammorbiditi per poi sciogliersi in lacrime di tenerezza. E' inevitabile non pensare alla propria adolescenza, alla magia, all'entusiasmo, alla forza dei pensieri propri dei teenagers. Ti senti grande ma sei piccino, ciò che provi è amplificato, ingestibile. Quello che si pensa ha l'urgenza di essere tradotto in azione e realtà immediatamente, senza filtri. L'amore è l'amicizia hanno priorità su tutto. E poi: i sogni, le stelle, i colori... elementi che da adolescente sembrano inseparabili dalla nostra persona. Poi purtroppo interviene la vita a separarci da questi stessi elementi che andrebbero invece conservati come merce preziosa perché sono i pensieri che da adulti ci fanno alzare dal letto ogni mattina, sono i pensieri che ci salvano dall'ansia, dalla depressione, dalla paura, dalla disillusione. Per l'adolescente le parole tabù non esistono, le malattie si chiamano con il proprio nome, senza eufemismi. Si scrivono lettere con parole a cascata senza badare alla stilistica ma con tanto tanto cuore. Si scrive ancora "ti amo", un "ti amo" sincero, potente, sentito. Crescendo diventa tutto complicato, le intenzioni vengono fraintese, è necessario misurare atteggiamenti e parole, si perde di spontaneità e freschezza. I colori diventano grigi, le stelle si spengono, i sogni... si ripongono in un cassetto. Leggendo questo libro ho capito di aver bisogno dei miei sogni, delle mie stelle, dei miei colori. Spolverare e rinfrescre le emozioni. La lettura del libro mi ha allietato per quattro viaggi, due andate e due ritorni. Era da tanto che non mi sentivo così rapita e in un tale stato di incantamento da dimenticare il tempo, le persone pressate intorno a me, il terribile vociare e gli "aromi". Dimentica di tutto questo, non mi sono preoccupata di trattenere lacrime e sorrisi e solo per caso mi sono ricordata di scendere alla mia fermata. Poi il libro è finito e sono tornata alla mia realtà di adulta.

Grazie al caso/destino/fato per avermi fatto recapitare questo libro, grazie all'autore che crede ancora nelle cose piccole e belle e mi ha indicato cosa mi manca in questo momento della vita. Mi manca il rosso.

lunedì 19 settembre 2011

I miei palloncini


 ... chissà se mai qualcuno mi raggiungerà qui su A.land ("A" è l'iniziale del mio nome, "land" deriva dal fatto che fin da 
piccola mi sono sentita dire "sei un pianeta a parte")! Di proposito non ho dato a nessuno l'indirizzo del blog per sentirmi più libera nell'espressione e perché sono curiosa di vedere se qualcuno mi leggerà spontaneamente. Come avevo già scritto, la creazione di questo blog è principalmente finalizzata a registrare i miei vari stream of consciousness. Essendo una persona di alti e bassi, ci saranno altissimi e bassissimi. Come mi scrisse un giorno un mio amico "Noi saremo anche persone soggette ad alti e bassi ma i nostri "alti", gli altri, se li sognano". Questa volta ho deciso di liberare i miei alti e bassi su queste pagine senza preoccuparmi che ci sia necessariamente una coerenza. Pensieri come palloncini all'elio rilasciati nell'aria, liberi di andare in ogni dove, senza schemi, leggeri e colorati che volteggiano in uno sconfinato azzurro. Mi accorgo che devo ancora "ingranare", avevo 1000 idee ed ora, di fronte alla finestrella bianca, mi manca il dispositivo che traduca i miei pensieri in parole. Ma sono sicura che con l'allenamento potrò trasformare il magma in splendide sculture. 

sabato 17 settembre 2011

Ingestibile

... nel tentativo di tenere a bada tristi ricordi e prorompente emotività, mi consumo. La mia sensibilità è come un vulcano che erutta di continuo, non so più dove mettere la lava in attesa che si raffreddi. Non ho un impianto adeguato al raffreddamento, non sono abilitata.

venerdì 16 settembre 2011

I lavori in corso del mio cervello


.. avete mai visto il film "So Fucking What"? Quel genere di film in cui ti imbatti durante lo zapping notturno e decidi di vedere nonostante ti sia persa 3/4 della trama? Ecco. Una frase in particolare mi ha colpito e mi ha trafitto, suonava più o meno così "E' come se tutti volessero un pezzettino di me, il problema è che io ho esaurito tutti i pezzettini". Queste poche parole sono state in grado di descrivere la sensazione che sento addosso da circa un anno. I miei pezzettini... perché si sono esauriti? Ne ho distribuiti troppi e indiscriminatamente? Faccio forse parte di quella specie che non è capace di dire di "no"? Perchè non sono capace di dire di "no"? 1000 volte mi sono posta questa ultima domanda. E le risposte che mi sovvengono sono varie e imprecise, nella mente si raggrumano e cambiano forma fino a tramutarsi in altre domande. Forse per compiacere gli altri? Per far sì che gli altri abbiano una bella immagine di me? Sono in cerca di approvazione? Manco di autostima? Alla parola "autostima", termine di difficile definizione, quantificazione e misurazione, specie quando si tenta un'autovalutazione, il sentiero del mio pensiero si interrompe bruscamente e dal nulla si palesa un grande cartello portante la scritta "strada interrotta per lavori in corso". Questo blog fa parte dei miei "lavori in corso", le mie "gestazioni mentali". Leggermi e scrivermi dall'esterno, forse mi aiuterà a capirmi, a togliere il cartello e ad andare avanti veloce e decisa.


"I suoi pensieri corrono avanti, bruciano interi isolati, saltano incroci, trapassano edifici, accorciano viali, lo trascinano dalla periferia al centro della città molto prima che ci arrivi davvero." (Lei e lui, Andrea De Carlo)

giovedì 15 settembre 2011

Il tempo non è un dottore

"Se pesco chi un giorno ha detto "il tempo e' un gran dottore" lo lego ad un sasso stretto stretto e poi lo butto in fondo al mare"
(Loredana Bertè)


... il tempo non guarisce nulla, il tempo aiuta solo a gestire le ferite, a trasformarle in cicatrici che purtroppo non scompaiono e ciclicamente si fanno sentire. 

mercoledì 14 settembre 2011

Parole parole parole

Acquisto vita e vitalità attraverso le parole per confrontarmi, per confortarmi, per celebrare, per deprimermi, per rileggermi, per capire se tra le pieghe delle mie frasi e delle mie parole ci sia qualcosa da scoprire in differita ed eventualmente qualcosa su cui riflettere e su cui farsi altre domande e dunque, continuare a scrivere. La pretesa non riguarda nè la sfera stilistica nè contenutistica, è semplicemente un raccogliere ciò che straborda dal mio essere e ha bisogno di essere esternato in qualche forma (così viene liberato e non rischia di stagnare in qualche parte remota dell'interiorità). Ho scelto le parole. 

La dimensione nella quale vivo mi è estranea. I miei occhi vagano alla ricerca di qualcosa di vero e puro. Cerco una spontaneità e una leggerezza che non sono semplice stupidà, un'intelligenza che non è necessariamente erudizione. Di fronte a me, spesso, falsità e cattiveria. L'empatia è una condizione remota (e persino il significato della parola sfugge a tanti esseri vuoti). Sono il veleno che inquina le mie giornate in luoghi poco familiari. Non è il mio mondo questa assenza di codifica di segnali che incessantemente emetto. Onde che restano inascoltate e si disperdono come energia in quest'aria pesante. E' un bel dire "cercare il proprio gruppo di appartenenza", cercare altrove quando le responsabilità ci ancorano a questo universo alieno alla fantasia e al sogno. Mondo che non concepisce la magia di una giornata di sole, la risata improvvisa, la comparsa di una coccinella, il colore di una foglia. Lo stupore di fronte alle cose piccole e belle.